Back to Top

Immagini d’ALVino: Mimmo Rotella e Lina Passalacqua – due sperimentazioni a confronto

Per Leonardo da Vinci “(…) gli homini dovrebbero nascere più felici e gioiosi che altrove, et però credo che molta felicità sia agli homini che nascono dove si trovano i vini buoni…”. E l’Italia é un ampio territorio di “vini buoni”, di cui l’Umbria diventa una preziosa esemplarità nella, a sua volta, unicità dell’ALVino Festival di Alviano. Un’unicità che si rispecchia anche nella scelta critica di selezionare due artisti diversi, ma in qualche modo complementari, nella loro sperimentazione linguistica all’interno dell’arte del XX secolo: Mimmo Rotella e Lina Passalacqua. Due sperimentazioni post-avanguardiste a confronto, fra storia e presente, partendo appunto dall’edificante deduzione dei décollages di Mimmo Rotella (Catanzaro 1918 – Milano 2006). Dapprima legato al Nouveau Réalisme, Rotella é fra i padri riconosciuti della Pop Art e fra gli artisti italiani più conosciuti al mondo. Uno dei primi a superare il linguaggio pittorico per addentrarsi in una ricerca che l’artista stesso denomina come “illuminazione Zen” (1953). Con Rotella il quadro diventa un prolungamento della citta per mezzo dell’utilizzo dei manifesti pubblicitari staccati e strappati dai muri di Roma per essere incollati sulla tela.
Una nuova vita d’arte per un mezzo pubblicitario urbano, a ricostruzione di un diversouniverso iconografico. Una tecnica sorprendente e carica di intuizioni antropologiche, sociologiche e concettuali che lo porterà a strutturare la “poetica dello strappo” del manifesto pubblicitario nell’impostazione dei décollages sperimentati a partire dagli anni Sessanta. Espressione dirompente e originaria della modernità che in seguito ripropone utilizzando strappi delle pagine pubblicitarie delle riviste patinate, sulle quali poi interviene con solventi e colori o con altro materiale tipografici. Come nel caso della “Natura morta con bottiglie” (1998) qui presentata. Ancora un décollage che é anche un unicum. Opera esposta per la prima volta in assoluto al pubblico, nella quale l’artista inscena un rapporto simbiotico fra il volto di donna inserito, dal taglio ed espressione standard da messaggio pubblicitario, e l’iconografia di quella che oggi definiamo come “cultura del bere”, espressa nel presente caso attraverso la moltiplicazione delle sagome nere delle bottiglie. Sagome inserite stalzate, dai movimenti diversificati, in un gioco composito fra il loro primo piano e lo sfondo cromatico di contesto.
All’unicità di questa opera di Rotella poniamo a riscontro e confronto il presente storicizzato di Lina Passalacqua (Sant’Eufemia D’Aspromonte – RC), ormai conosciuta come “L’ultima futurista” Artista impegnata e dinamica che ha accolto in pieno l’idea di creare, appositamente per li Festival ALViano 2024, dei progetti di Etichette d’artista che potrebbero nel tempo – l’auspicio é forte – entrare nella produzione di case vinicole. Collages che, pur collegandosi alla tradizionale iconografia enologica occidentale, la reinterpreta con un accento materico di chiaro gusto post-sintetista.
Collages in cui la dinamicità delle linee e l’esuberanza cromatica risultano ancora coerenti con la stessa scelta stilistica che la Passalacqua ormai da decenni interpreta senza mai ripetersi. Sviluppo di un percorso che parte da lontano e che l’ha portata a confrontarsi con la programmaticità di Enzo Benedetto, fondatore del gruppo “Futurismo Oggi” (1967), esegesi del Futurismo storico, e la contestualità delle teorie critiche di Mario Verdone, da ricordare insieme a un altro indimenticabile protagonista del Futurismo post-bellico, Antonio Marasco. Ambedue grandi estimatori dell’artista. Appassionata e intensa interprete dell’arte d’oggi, che le é valso anche li prestigioso inserimento nel programma internazionale “Artists’ Viewing Program” del Dipartimento di Pittura e Scultura del Museo d’Arte Moderna di (MoMA) di New York. Lina Passalacqua nei progetti d’etichetta presentati mette in atto, grazie alla forza dell’innovazione stilistica che ormai la distingue da decenni, un complesso colloquio linguistico fra arte, cultura e iconografia enologica, in un percorso ancor più definito dal confrontarsi con l’iconografia urbana e mediale di Mimmo Rotella. Una nuova sintesi e unicità che impreziosisce e qualifica li dialogo fra i due, nella polarità di assonanze, reciprocità e precipuità linguistiche oltre che stilistiche. Sempre nel segno della sperimentazione continua.