Le cinque stagioni di Lina Passalacqua
(…) In realtà la cosa che più colpisce di questo nuovo ciclo è la creazione di una sorta di quinta stagione che intesse tra loro tutte le altre, miscelando i bagliori rossi dell’estate, i toni rugginosi dell’autunno, i vapori nivei dell’inverno e la tavolozza germogliante della primavera, in un tempo fuori del tempo, che accoglie le sue pennellate taglienti, l’intrecciarsi quasi futurista di prospettive e di piani, imponendoci la lentezza della sosta e dello sguardo. Uno sguardo complice e ravvicinato che tratta il paesaggio come un turbinio di forme e colori: foglie che si gonfiano come vele, rami aguzzi, cieli sfarinati, carezze di terra e di ombra. Forme trasfigurate in ricordi o presagi.
Danilo Maestosi, Il Messaggero, 1 maggio 2013